Dio - se esiste, e se non esiste sarà stata la semplice evoluzione - mi ha programmato in un modo strano. Riesco a godere di un'emozione soltanto mentre la sto vivendo. La brucio, lì per lì. Il ricordo non ne è che il vago odore: non basta il ricordo, non è la stessa cosa, nemmeno lontanamente. Proprio per questo mi è tremendamente difficile scrivere il resoconto della serata di Sabato 10 Ottobre, ma ci proverò ugualmente.
Una serie di sfortunati eventi, tra cui il tamponamento del sottoscritto da parte di un apino arancione, sembra ostacolare la riuscita della serata, ma in qualche modo, alle 21 e qualcosa, l'auto di Matteo T si ferma davanti a casa mia. Apro la portiera e saluto gli altri: Rossana, Alfredo e Matteo P. Si parte. Prima tappa: cibo. Ci fermiamo da Runner Pizza, che sarebbe il locale dove di solito ordino le pizze da asporto, essendo particolarmente vicino a casa mia. Rimaniamo soddisfatti, e il tentativo di Alfredo di far impazzire i camerieri non trova il coronamento, anzi: il signore della pizzeria ci offre anche di finire una bottiglia di... cos'era, amaro?
Beh, dopo aver perso un'infinità di tempo prezioso nel nutrirci, ci mettiamo in macchina e partiamo, con il buon proposito di stare nel paesino solo una mezzoretta "perché altrimenti avremmo fatto troppo tardi". Per arrivare a Toiano ci vuole un'oretta e venti minuti. E' un paesino in provincia di Pisa, non distante da Pontedera.
Arriviamo là verso mezzanotte. La luna si nasconde tra le nuvole, ma emana una luce che, nonostante le nuvole, ci fa percepire la sua presenza. Parcheggiamo di fronte a una chiesa strutta. Entriamo. Paurosissima. Stavolta avevo la torcia, ma Rossa me la frega subito, e io per vendicarmi pubblico questa foto:
Il tentativo voleva essere quello di illuminarsi la faccia con la lampada, di modo che nella foto comparissero solo tratti del volto spaventosamente modificati. Ma tale tentativo è fallito, e la foto è divertentissima (sottotesto: Rox ti adoroooo!). La chiesa cade a pezzi. Un po' era trasandata di suo, un po' perché tutte le messe nere che vi avranno recitato l'hanno resa debole, ma soprattutto perché Pennino e Toscani si sono arrampicati sull'altare, che sarebbe crollato se non fossero scesi immediatamente (ho anche una foto in cui Matteo regge l'altare con una mano per non farlo cadere, ma non la pubblico perché il server ci mette tanto a caricarla).
Esploriamo la chiesa, anche se in realtà c'era solo un'altra stanza da vedere. Poi usciamo. Ci incamminiamo verso l'interno del paese. Sulla destra c'è subito una casa che ha l'idea di essere abbandonata. Nessuna porta: "probabilmente è sul retro". Infatti ci facciamo strada tra gli arbusti umidi e la vegetazione impervia (si fa per dire...) e troviamo una finestrina da cui passare. Ci muniamo di bastoni, che ovviamente non sarebbero serviti a nulla contro un eventuale malintenzionato ben organizzato, ma ci infondono coraggio. E il coraggio non è mai troppo!
Entriamo. Sporco, polvere, cose che potrebbero cadere. Specialmente le ultime destano la nostra attenzione, per cui ci posizioniamo tutti sotto un arco portante, la cosa più stabile che riusciamo a trovare. Meditiamo sul luogo, e poi usciamo. C'è un ponte. Ricordo volentieri una frase di Matteo P, secondo cui quel ponte potrebbe essere il passaggio tra due mondi. Molto poetico, e molto molto molto terrificante, in quel contesto.
Troviamo un'altra fessura in cui introdurci, anche se proprio quando eravamo nel mezzo della casa abbandonata numero due, al completo silenzio, Matteo T, il capofila, sussurra: "Via!". Non ce lo facciamo ripetere, e saettiamo verso l'uscita. Poi fuori ci spiega che aveva sentito dei passi, e meglio non rischiare.
Torniamo a percorrere la strada. Sulla sinistra troviamo una delle poche case abitate di Toiano. Facciamo silenzio, in fondo non vogliamo disturbare nessuno. Proseguiamo sul sentiero; non ancora per molto in realtà, perché il sentiero finisce lì. Con questa immagine:
Ma... attenzione! Lì, sulla sinistra, c'è un buco in una porta. Entriamo, tre alla volta, per permettere a qualcuno di restare di guardia fuori: avevamo distintamente udito dei rumori, e volevamo essere sicuri. Anche i miagolii, di notte, possono risultare terrificanti. E poi si sa: siamo fifoni!
Quell'ultima casetta fu probabilmente il luogo più strano di tutta la sera. Un grande punto interrogativo a forma di edificio. Sì, perché scendendo al piano di sotto, si vedeva il muro finire, e cominciare una grotta, scavata... nella sabbia. Era proprio sabbia, perché si riconoscevano delle conchiglie incastrate dentro. La casa poggiava sulla sabbia. La cosa era strabiliante, soprattutto per il nostro geologo Pennino. Allego alcune foto, per farvi capire meglio (mi rendo conto che le mie descrizioni non riescano a rendere bene quanto la realtà).
Ancora con queste immagini negli occhi, facciamo ritorno alla macchina. Sono quasi le tre e mezzo quando apro la porta di casa. Il proposito di non fare tardi non è stato rispettato, e buona parte della colpa è stata mia, perché gli altri sono dovuti venire a prendermi a Lucca. Ma, eccetto questo, credo che sia stato giusto restare a lungo ad esplorare la collina. Decisamente ne valeva la pena.
Una serie di sfortunati eventi, tra cui il tamponamento del sottoscritto da parte di un apino arancione, sembra ostacolare la riuscita della serata, ma in qualche modo, alle 21 e qualcosa, l'auto di Matteo T si ferma davanti a casa mia. Apro la portiera e saluto gli altri: Rossana, Alfredo e Matteo P. Si parte. Prima tappa: cibo. Ci fermiamo da Runner Pizza, che sarebbe il locale dove di solito ordino le pizze da asporto, essendo particolarmente vicino a casa mia. Rimaniamo soddisfatti, e il tentativo di Alfredo di far impazzire i camerieri non trova il coronamento, anzi: il signore della pizzeria ci offre anche di finire una bottiglia di... cos'era, amaro?
Beh, dopo aver perso un'infinità di tempo prezioso nel nutrirci, ci mettiamo in macchina e partiamo, con il buon proposito di stare nel paesino solo una mezzoretta "perché altrimenti avremmo fatto troppo tardi". Per arrivare a Toiano ci vuole un'oretta e venti minuti. E' un paesino in provincia di Pisa, non distante da Pontedera.
Arriviamo là verso mezzanotte. La luna si nasconde tra le nuvole, ma emana una luce che, nonostante le nuvole, ci fa percepire la sua presenza. Parcheggiamo di fronte a una chiesa strutta. Entriamo. Paurosissima. Stavolta avevo la torcia, ma Rossa me la frega subito, e io per vendicarmi pubblico questa foto:
Il tentativo voleva essere quello di illuminarsi la faccia con la lampada, di modo che nella foto comparissero solo tratti del volto spaventosamente modificati. Ma tale tentativo è fallito, e la foto è divertentissima (sottotesto: Rox ti adoroooo!). La chiesa cade a pezzi. Un po' era trasandata di suo, un po' perché tutte le messe nere che vi avranno recitato l'hanno resa debole, ma soprattutto perché Pennino e Toscani si sono arrampicati sull'altare, che sarebbe crollato se non fossero scesi immediatamente (ho anche una foto in cui Matteo regge l'altare con una mano per non farlo cadere, ma non la pubblico perché il server ci mette tanto a caricarla).
Esploriamo la chiesa, anche se in realtà c'era solo un'altra stanza da vedere. Poi usciamo. Ci incamminiamo verso l'interno del paese. Sulla destra c'è subito una casa che ha l'idea di essere abbandonata. Nessuna porta: "probabilmente è sul retro". Infatti ci facciamo strada tra gli arbusti umidi e la vegetazione impervia (si fa per dire...) e troviamo una finestrina da cui passare. Ci muniamo di bastoni, che ovviamente non sarebbero serviti a nulla contro un eventuale malintenzionato ben organizzato, ma ci infondono coraggio. E il coraggio non è mai troppo!
Entriamo. Sporco, polvere, cose che potrebbero cadere. Specialmente le ultime destano la nostra attenzione, per cui ci posizioniamo tutti sotto un arco portante, la cosa più stabile che riusciamo a trovare. Meditiamo sul luogo, e poi usciamo. C'è un ponte. Ricordo volentieri una frase di Matteo P, secondo cui quel ponte potrebbe essere il passaggio tra due mondi. Molto poetico, e molto molto molto terrificante, in quel contesto.
Troviamo un'altra fessura in cui introdurci, anche se proprio quando eravamo nel mezzo della casa abbandonata numero due, al completo silenzio, Matteo T, il capofila, sussurra: "Via!". Non ce lo facciamo ripetere, e saettiamo verso l'uscita. Poi fuori ci spiega che aveva sentito dei passi, e meglio non rischiare.
Torniamo a percorrere la strada. Sulla sinistra troviamo una delle poche case abitate di Toiano. Facciamo silenzio, in fondo non vogliamo disturbare nessuno. Proseguiamo sul sentiero; non ancora per molto in realtà, perché il sentiero finisce lì. Con questa immagine:
Ma... attenzione! Lì, sulla sinistra, c'è un buco in una porta. Entriamo, tre alla volta, per permettere a qualcuno di restare di guardia fuori: avevamo distintamente udito dei rumori, e volevamo essere sicuri. Anche i miagolii, di notte, possono risultare terrificanti. E poi si sa: siamo fifoni!
Quell'ultima casetta fu probabilmente il luogo più strano di tutta la sera. Un grande punto interrogativo a forma di edificio. Sì, perché scendendo al piano di sotto, si vedeva il muro finire, e cominciare una grotta, scavata... nella sabbia. Era proprio sabbia, perché si riconoscevano delle conchiglie incastrate dentro. La casa poggiava sulla sabbia. La cosa era strabiliante, soprattutto per il nostro geologo Pennino. Allego alcune foto, per farvi capire meglio (mi rendo conto che le mie descrizioni non riescano a rendere bene quanto la realtà).
Ancora con queste immagini negli occhi, facciamo ritorno alla macchina. Sono quasi le tre e mezzo quando apro la porta di casa. Il proposito di non fare tardi non è stato rispettato, e buona parte della colpa è stata mia, perché gli altri sono dovuti venire a prendermi a Lucca. Ma, eccetto questo, credo che sia stato giusto restare a lungo ad esplorare la collina. Decisamente ne valeva la pena.